Com’è difficile comunicare tra Paesi confinanti nella società della comunicazione di massa. Quante informazioni sbagliate varcano le frontiere. Il Ticino ne sa qualcosa. Due casi recenti. Il 1. giugno prossimo sarà inaugurata la galleria ferroviaria di base del San Gottardo, un’opera straordinaria, che accorcia le distanze tra gli svizzeri e che serve anche l’Europa, come tassello della rete ferroviaria dell’alta velocità. A metà aprile, al termine di una riunione del Governo, il primo ministro italiano Matteo Renzi ha fatto una dichiarazione pubblica che ha sconcertato il Ticino: ha presentato la nuova galleria come un’opera realizzata dall’Italia. È successo il finimondo. Secondo caso: più o meno negli stessi giorni, il Consiglio federale ha presentato il piano di emergenza per affrontare un eventuale afflusso massiccio di profughi e migranti. In caso di necessità, il piano prevede l’utilizzo al confine con l’Italia dei granatieri già mobilitati per il normale servizio. Allarmate forse da un titolone del “Blick”, la stampa austriaca e quella italiana hanno pubblicato servizi e titoli clamorosi: “La Svizzera manderà i carri armati alla frontiera”. Il governatore della Lombardia Roberto Maroni ha rilanciato la presunta notizia il 20 aprile, subito dopo la decisione formale del Consiglio federale: “La Svizzera schiera i carri armati al confine per fronteggiare l’invasione dei migranti”. Incredibile. Molti si chiedono come sia possibile che, nella società della comunicazione di massa, possano diffondersi informazioni sbagliate come queste: il San Gottardo galleria italiana e i carri armati rossocrociati al confine italo-svizzero. È preoccupante: non sono infatti chiacchiere da bar, ma dichiarazioni di politici che rivestono importanti cariche pubbliche e notizie di giornali che hanno un pubblico ampio, notizie che attraversano facilmente e rapidamente i confini statali. E che – questo è il risvolto più grave – possono generare equivoci, fraintendimenti e tensioni fra Paesi vicini in un periodo in cui in Europa ci sono fin troppe tensioni. Perché succede questo? Forse una risposta c’è: oggi la politica, a tutti i livelli, diventa sempre più marketing e sempre meno sostanza e contenuto. E l’informazione è sempre più assiduamente a caccia di titoli clamorosi sprovvisti di notizie clamorose. Sotto il marketing niente politica; sotto il titolone niente notizia. Il denominatore comune è la superficialità, la faciloneria. Gli elettori e i lettori chiedono questo? Sembra di sì. Non è una bella evoluzione quando questo cambiamento tocca i massimi livelli istituzionali e temi e realtà così importanti per una regione di frontiera.

Marina Masoni / articolo apparso sulla NZZ am Sonntag il 1° maggio 2016 con il titolo “Keine Panzer an der Grenze”

Pubblicato il: 06/05/2016