Quali furono le “visioni” politiche di Marina Masoni, prima donna ad essere stata eletta in Consiglio di Stato nel 1995, per avere un Ticino migliore?
La visione generale fu quella di ridare opportunità di lavoro ad un cantone che in pochi anni aveva perso ventimila posti di lavoro. Forse non tutti ricordano quanto fosse pesante la crisi della prima metà degli anni Novanta, nel pieno del processo di globalizzazione in atto: il Ticino perse – ripeto – ventimila posti di lavoro. La disoccupazione triplicò tra il 1989 e il 1995 sebbene il numero dei frontalieri fosse crollato (nota: da 40mila a 28mila). Arrivammo a più di diecimila disoccupati, il doppio di oggi. Quindi la visione fu proprio questa: cosa fare per ridare slancio, crescita, opportunità al Ticino e ai ticinesi nel pieno del processo di globalizzazione economica. Nacquero cosí due strumenti per me importantissimi: il rapporto sulle 101 misure di rilancio e il Libro Bianco.
La sistemazione delle finanze del Cantone – già obiettivo di Generali e Marty – è stata una visione o un’illusione?
Né una visione né un’illusione: è una necessità. Prima di Generali e di Marty questa necessità impegnò Ugo Sadis. Con i conti in disordine non si va da nessuna parte: si vendono solo, queste sí, illusioni. Lo vediamo bene in questi anni.
Il Ticino è un Cantone che vive al di sopra delle sue possibilità?
Il Ticino inteso come ente pubblico sì: promette più di quanto è in grado di dare. Il Ticino inteso come comunità di cittadini no. Direi che ci sono purtroppo cittadini in difficoltà che vivono al di sotto delle loro possibilità perché non riescono a trovare un lavoro adeguato. E qui c’è un grosso problema irrisolto: il Cantone spende tantissimo in sussidi di ogni genere, spende ogni anno di più, ma c’è una parte di cittadini che non trova opportunità e che ha un reddito insufficiente. C’è qualcosa che non funziona, c’è una grave carenza di efficienza e di efficacia nello spesa pubblica.
Politica dei frontalieri, accordi bilaterali, incentivi economici per le industrie: rivedrebbe qualcosa su questi fronti?
Sì, farei incentivi più forti per chi assume residenti. Invece mi sembra che, nonostante i proclami, il Cantone vada nella direzione opposta: il Governo ha proposto ad esempio di sopprimere l’incentivo all’assunzione nella L-rilocc. Difficile da capire. Negli anni Novanta dovevamo riattivare in Ticino la creazione di posti di lavoro (ricordiamoci: ne avevamo persi ventimila in pochi anni). Ci siamo riusciti: ne sono stati creati trentamila. Negli ultimi anni avremmo dovuto fare in modo che i residenti cogliessero queste opportunità di lavoro: non ci siamo riusciti o solo in minima parte. È mancato questo. Sono mancati incentivi adeguati ed efficaci. E ora si vogliono togliere i pochi che abbiamo. Incomprensibile.
1995: M. Masoni entra in Governo e nel 1996 si votano crediti importanti. Uno su tutti: l’Università della Svizzera italiana (“una tantum” si disse per quel che concerneva la facoltà di architettura di Mendrisio, ma si sapeva già che non sarebbe andata così…). Investimento, Visione o illusione?
Decisamente un investimento per il nostro futuro. Su questo non ho dubbi. Si possono nutrire dubbi su singoli aspetti dell’Università e della SUPSI, ma non sulla scelta strategica, grande merito di Giuseppe Buffi. Per una ragione fondamentale: non ci sono esempi in Europa di regioni forti, dinamiche e competitive senza un’università e tutto quanto ruota attorno all’università.
M.Masoni/G. Buffi – M.Masoni/G.Gendotti : è qui che il PLR – allora partito di maggioranza relativa – ha cominciato a sgretolarsi?
Qui bisognerebbe fare un’analisi molto articolata, ma non c’è il tempo. Diciamo cosí: è stato come una nuova scossa di terremoto su un edificio in cui c’erano già vistose crepe per i precedenti terremoti.
PLR, Idea liberale, Area liberale: dove M. Masoni si posiziona oggi?
Masoni è e resta liberale. Fa fatica a capire come questi tre soggetti politici si posizionino in rapporto al liberalismo. Qui ci vuole qualche riflessione in più: Casasopra non si accontenterà certamente di questa risposta, e d’altra parte quanto a idea liberale non è così difficile capire come si posizionano rispetto al liberalismo.
La stampa – e non penso solo a “Il Mattino della domenica” – non è mai stata, salvo interventi “di nicchia”, accondiscendente nei suoi confronti. Trovarla ora alla testa della holding che controlla uno dei più autorevoli giornali svizzeri – la Basler Zeitung – è un fatto da leggere come una risposta?
No, questo no. È stato (NB: la BAZ l’abbiamo venduta, con un managemnt buy out ben riuscito, la Holding verrà trasformata in una fondazione con gli stessi obiettivi ideali di pluralismo; la risposta è molto bella ma forse è giusto precisare) un impegno per il pluralismo nell’informazione, in una fase di cambiamenti difficilissimi per la stampa, soprattutto per i giornali: dobbiamo evitare che il mecato editoriale sia controllato da un paio di grandi editori. In Ticino mi ero impegnata all’inizio degli anni Novanta in Gazzetta Ticinese: idealmente è la stessa battaglia.
Quanto una certa visione “maschilista” della politica (più facile puntare il dito sulle scaramucce tra lei e Pesenti che sui contenuti dei problemi da risolvere) ha penalizzato la sua attività e quella del Governo?
E’ vero che la donna in politica è chiamata a superare sempre un esame in più. Però non mi sembra che il problema principale di quel Governo fosse dato da questo aspetto. Dopo la morte di Giuseppe Buffi è venuto a mancare l’impegno per lavorare insieme e si è preferito lavorare contro gli altri. In un sistema di concordanza, oltre che un controsenso, questo è deleterio: rende tutto più difficile.
Marina Masoni, nei suoi anni di Governo, si è fatta delle illusioni?
Non direi, non me ne vengono in mente. O forse sí, una: l’illusione che almeno tra colleghi di governo si potesse interagire correttamente, al di là delle differenze di idee. Mi sono illusa che potesse sempre essere così. (questa è una risposta un po’ tanto amara. Vera senz’altro, ma non mi convince del tutto)
Il provvedimento, la decisione, il risultato più importante conseguito nei suoi 12 anni di Governo…
Il numero dei posti di lavoro in Ticino: quando sono uscita dal Governo ce n’erano molti di più di quanti ce ne fossero nel momento in cui fui eletta. Naturalmente il merito di creare posti di lavoro non è del Governo: però le politiche di rilancio competitivo messe in atto, pur tra molte difficoltà e resistenze, hanno senz’altro contribuito a quel risultato. Opportunità di lavoro per i ticinesi: ce ne sono state di più. E questo mi sembra un bel risultato.
Forse due paroline sulla competitività fiscale? (migliorata dal … al… : oggi siamo tornati in fondo classifica…)
… e quello che avrebbe preferito non ottenere?
Il risanamento delle finanze ottenuto anche grazie ad un aumento delle imposte, seppur temporaneo (supplementi). Dovetti accettarlo per avere il consenso sul contenimento della spesa pubblica, che altrimenti non ci sarebbe stato. (questa risposta è ambigua…)
Quale la parola che sceglierebbe, da affiancare a visioni e illusioni, per caratterizzare i suoi anni in CdS?
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Pubblicato il: 08/05/2024